lunedì 8 settembre 2014

1. Un nuovo Intrigante Progetto

Le Repubbliche Caucasiche - Estate 2014

Itinerario di massima
04 Luglio 2014
Avendo già visitato quasi tutti i Paesi che si affacciano sul Mar Caspio così come più a sud la Siria e la Giordania, con questo nuovo viaggio ci proponiamo di completare l'esplorazione di questa martoriata parte del mondo. Georgia, Armenia e Azerbaijan occupano un'area ancora incontaminata sulle pendici dell'imponente catena del Caucaso la cui vetta più alta è rappresentata dal monte Elbrus con i suoi 5.642 metri.

Le relazioni diplomatiche tra questi Paesi con le vicine Turchia e Russia non sono delle migliori: il confine tra Armenia e Turchia è chiuso da anni, così come quello tra Armenia e Azerbaijan a causa delle tensioni nel Nagorno Karabakh. Tra Georgia e Russia le cose non vanno meglio; a seguito del recente conflitto in Ossezia del Sud e Abkazia, non è possibile attraversare il confine verso Sochi. E' stato invece da poco riaperto il valico che dalla Georgia conduce a Vladikavkaz in Ossezia dal quale sarebbe stato bello ritornare attraversando Russia e Ucraina ma a causa della guerra civile in atto abbiamo ovviamente rinunciato.

Non disponendo di tutti i giorni che ci piacerebbe avere, faremo un rapido trasferimento attraverso Grecia e Turchia dedicando tutto il tempo possibile alle regioni del Caucaso. Sono previsti tre giorni di sosta nelle capitali, numerose visite agli antichi monasteri armeni, la Strada Militare Georgiana, Goris, la Gola del Vorotan, il Lago Sevan, e se ci sarà tempo ... il mar Caspio, i Petroglifi di Qobustan e i Vulcani di Fango. Già le mete citate sarebbero più che sufficienti per giustificare ampiamente il viaggio ma la ciliegina sulla torta sarà il giro nello Svaneti lungo una impervia e difficile pista sterrata che da Mestia porta fino a Lenteki attraverso Ushguli e lo Zagar Pass a 2623 metri slm.

Alla partenza saremo in tre. Oltre all'ormai inseparabile Michele si è unito anche Paolo, col quale abbiamo condiviso le straordinarie esperienze del viaggio in Iran del 2013. Nei prossimi giorni, dopo ulteriore documentazione, ci dedicheremo alla stesura definitiva dell'itinerario e come nostra consolidata abitudine non faremo alcuna prenotazione. Non vogliamo condizionamenti di nessun tipo ... saranno il meteo, la bellezza dei posti,  la stanchezza e/o gli eventi quotidiani a farci scegliere dove e quando fermarci. E' così che ci piace viaggiare!


Mauro

Michele
Paolo


23 Luglio 2014
Il percorso è stato definito con maggior precisione e presenta due sostanziali varianti rispetto alla versione originale.
A causa della mancanza di posti liberi sul traghetto Brindisi-Igoumenitsa abbiamo optato per l'imbarco da Ancona dove ci incontreremo il giorno della partenza. La seconda variazione riguarda l'Azerbaijan che dopo un'attenta valutazione abbiamo deciso di escludere dall'itinerario privilegiando invece una più approfondita esplorazione di Armenia e Georgia.


2. I Primi Due Giorni


Dalla Nave
Come sempre la notte che precede la partenza dormo poco e mi sveglio presto ed anche in questa occasione alle 6 del mattino sono già in piedi. Faccio colazione, do un'ultima occhiata alla moto e poi alle 8 sono in strada con direzione Ancona dove arrivo in anticipo con tutto il tempo per ritirare i biglietti. Nel frattempo Paolo e Michele mi avvisano telefonicamente che passeranno a salutare l'amico Danilo che abita da quelle parti e poi verso le 15:30 ci ritroviamo tutti al molo per le operazioni di imbarco.

La nave è stracolma di ragazzi col sacco a pelo buttati qua e la un po dappertutto ricordandomi con una certa nostalgia gli anni 70, quelli della mia gioventù. Una volta in cabina ( la nostra era una a tre posti ) riscontriamo che un letto non è utilizzabile. Mi reco alla reception per segnalare il problema ed inaspettatamente riesco ad ottenere gratuitamente una seconda cabina. Con mia grande sorpresa e soddisfazione scopro entrando che trattasi di una spaziosa suite con divano e scrittoio. Meglio così a volte non tutti i mali vengono per nuocere e sicuramente dormiremo più tranquilli e comodi. Più tardi ceniamo con spiedini e verdure in umido al self  service della nave e poi concludiamo la serata al piano bar dove suona e canta uno scalcinato artista. Prima di andare a dormire faccio un ultimo giro sul ponte, affollato di tende e materassini, ammirando il mare che stasera è una tavola preannunciando una traversata tranquilla. 

Metto la sveglia alle 6 con la speranza di vedere l'alba ma il sole purtroppo resta nascosto dietro la costa albanese riservandomi comunque uno spettacolo più che gradevole. Il traghetto, tanto per cambiare, entra in porto con mezz'ora di ritardo e poi ci vorrà più di un'ora per scendere a terra. Abbiamo appena toccato il suolo greco che il portellone si rialza ... siamo proprio gli ultimi.
Sono le 11 e con già due ore di ritardo ci apprestiamo a fare gli 800 km che ci separano da Tekirdag, in Turchia, dove vorremmo fermarci per la notte. Il tempo è magnifico, la temperatura è ideale e nell'aria si sente un piacevole ed intenso profumo di essenze aromatiche. Da Salonicco in poi le cose cambiano, il caldo si fa sentire prepotentemente arrivando a toccare punte di 36 gradi. Il nostro viaggio prosegue senza intoppi grazie anche al fatto che la strada è quasi deserta e verso le 19 siamo alla frontiera turca che passiamo rapidamente. Tutta un'altra cosa rispetto al mio primo viaggio in Turchia di circa 30 anni fa.
Percorriamo gli ultimi 100 km che ci separano dalla meta con una fermata della polizia conclusasi però senza spiacevoli conseguenze. Era solo un semplice controllo.

Giunti a Tekirdag ci dirigiamo speditamente verso un albergo sul lungo mare dove siamo già stati altre due volte. Doccia e poi al solito ristorante per una scorpacciata di pesce ma purtroppo è inspiegabilmente chiuso e così ripieghiamo in un altro locale dove mangiamo un'ottima zuppa di lenticchie e delle polpettine di carne d'agnello.
In città stasera c'è una festa con tanto di bancarelle, mercatini e molti bar improvvisati all'aperto e in uno di questi riusciamo a gustarci una buona efes alla spina. Dopo un'ultima passeggiata sul lungo mare ammirando la stupenda luna piena e le decine di lanterne cinesi che si alzano nel cielo, rientriamo presto al nostro hotel perché l'indomani ci aspetta ancora una lunga tappa di trasferimento.



A Tekirdag














3. Attraverso La Turchia


Il Ponte sul Bosforo
Il tempo è buono e la temperatura alle 8 del mattino è già di 26 gradi. Prendiamo l'autostrada per Istanbul dove incappiamo in un intenso traffico costituito prevalentemente da auto stracariche di famiglie che si recano in vacanza. Si vedono anche parecchie auto con targa tedesca probabilmente di emigranti rientrati a casa per le ferie. Evidentemente per la Turchia oggi è un giorno da "bollino nero". La situazione rimane pesante fino a Bolu dove lasciamo l'autostrada per dirigerci verso il Mar nero. Purtroppo anche stavolta a Istanbul non abbiamo potuto fare le foto sul Bosforo a causa della polizia che presidia ambo i lati del ponte impedendo a chiunque di avvicinarsi al sito anche a piedi.


Per la notte ci fermiamo a Tosya che è un paesotto abbastanza deludente molto diverso dall'immagine che si percepisce della Turchia transitando sulle sue stupende nuove strade. Ogni volta che vengo in questo dinamico Paese non posso fare a meno di stupirmi constatando i tangibili miglioramenti nelle infrastrutture, negli edifici e nel parco auto circolante. Il progresso però non è uniforme sul territorio. Allontanandosi anche di poco dalle zone più battute e conosciute si piomba di colpo nell'arretratezza con scene che da noi si vedevano 40/50 anni fa.

A Tosya

A Tosya, ad esempio, ci sono ancora moltissimi sidecar russi praticamente scomparsi in ogni altra zona del paese. Hanno il motore bicilindrico a due tempi ma non boxer e nel carrozzino, generalmente di legno, trasportano ogni genere di mercanzia.

Il nostro Hotel che dall'esterno si presenta piuttosto male ha invece delle spaziose camere arredate di recente e la singola con prima colazione costa solo 20 euro. La vita in Turchia costa ancora poco, in particolare l'autostrada che a noi non è costata nulla ... eh eh eh. Solo la benzina è molto cara a 1,80 euro/lt. E' domenica, c'è parecchia gente in giro compreso un fastidioso corteo di auto e moto al seguito della macchina degli sposi. Il carosello di mezzi fumanti e strombazzanti continua ininterrottamente per alcune decine di minuti percorrendo più volte le stesse vie della città.
Quando finalmente il frastuono termina ci facciamo consigliare il locale migliore dove mangiare il "pidè", una specie di pizza turca di forma ovale. Il moderno ristorante che sorge accanto a case degradate e fatiscenti non sfigurerebbe nemmeno nel centro di una delle nostre città e i due pidè ordinati, uno con carne e uno al formaggio, sono veramente ottimi.


Più tardi riprende il putiferio di clackson culminante con i fuochi d'artificio. La gente di questa città non è certo ricca ma evidentemente per il matrimonio non bada a spese. Finiamo la serata scambiando qualche messaggio con altri amici in viaggio sorseggiando il chai gentilmente offertoci dal proprietario dell'hotel, come d'abitudine da queste parti.






Il giorno seguente decidiamo di proseguire sulla E80 nonostante ci siano 100 km in più da percorrere ma in compenso la strada è ben tenuta e sopratutto senza traffico. Il paesaggio è un po monotono fino a Ormancik dopodiché si comincia a salire con splendide curve che affrontiamo in scioltezza a 100/120 km/h divertendoci da morire.
Dopo aver pranzato con l'immancabile Magnum Algida e una Coca imbocchiamo una strada laterale che si snoda per 180 km in uno scenario da favola superando passi oltre i 2000 m. Lungo il percorso solo qualche raro villaggio di vecchie case rigorosamente dotate di pannelli solari e parabola. Numerosi sono i gruppi di manzette e vitelli completamente liberi di scorrazzare sulla strada creando spesso situazioni di pericolo. Sopra le nostre teste, per tutto il tragitto, volteggiano maestosi dei bellissimi rapaci bianchi e neri.



I colori della terra e delle montagne sono particolarissimi e mi ricordano quelli del Nord dell'Iran, così come a Paolo ricordano quelli del deserto dipinto negli USA.
Anche in questa parte della Turchia stanno sorgendo numerose nuove strade a 4 corsie, a mio parere assolutamente sovradimensionate per il traffico che devono sopportare. La contropartita al grande impegno economico richiesto e il forte impatto ambientale che queste opere comportano è sicuramente rappresentata dalla creazione di posti di lavoro ed il collegamento ora possibile tra piccoli centri destinati altrimenti a rimanere isolati.
Altra cosa che balza subito agli occhi è che ogni cittadina, grande o piccola, ha una parte nuova con i caratteristici condomini di 10/12 piani di colore pastello pronti ad accogliere coloro che, sempre più numerosi, decidono di lasciare la campagna per vivere in città.


Nelle città come nei villaggi non si vedono barboni, mendicanti o tipi loschi, anche di sera. La Turchia si riconferma pertanto un paese sicuro, almeno all'apparenza. Mentre faccio questi ragionamenti arriva il momento di abbandonare le belle montagne dell'interno per dirigerci sulla costa del Mar Nero fino a Giresun, dove ci fermiamo in un bell'hotel fuori città approfittando poi del ricco buffet predisposto per la cena. Il resto della serata lo passiamo in relax sulla terrazza dell'hotel sorseggiando il chai messo come sempre gratuitamente a disposizione degli ospiti. Domani andremo in Georgia.





4. L'Arrivo In Georgia


Batumi
La costa del Mar nero, perlomeno questa parte orientale, è anonima e  insignificante. Incontriamo cittadine da 20/30.000 abitanti senza nessuna attrattiva e completamente prive di strutture turistiche, anche per i turchi. Le spiagge non esistono, non si vede nemmeno un baretto, un ristorante o degli ombrelloni su tutta la costa. Il turismo è praticamente nullo e non si incontra nessun veicolo con targa straniera eccetto qualche auto tedesca di emigranti in ferie. Anche le moto inspiegabilmente non si vedono. Rimango oltremodo impressionato dalle discariche a cielo aperto che si incontrano nei pressi dei centri abitati, alcune anche in riva al mare. La puzza ti avvisa in anticipo della loro presenza.
Nei pressi della frontiera con la Georgia superiamo una chilometrica fila di TIR in attesa del proprio turno arrivando poi al confine che superiamo nel giro di tre quarti d'ora.

Dall'altra parte è tutto molto diverso, cartelloni pubblicitari ovunque che reclamizzano casinò, nigth club ed altre attrazioni. La costa brulica di turisti, hotel, bar e ristoranti ininterrottamente fino a Batumi. Il traffico è intenso, si incontrano auto di ogni tipo, dai nuovissimi e costosissimi suv a vecchie e sgangherate carrette di 30 o più anni. Il tutto accompagnato da un grande fracasso di clackson. La guida dei georgiani è veloce e spericolata, senza il minimo rispetto del prossimo; malcostume già riscontrato in Iran e in molti paesi dell'Asia Centrale. Non resta altro da fare che alzare ulteriormente il livello d'attenzione cercando di prevedere le assurde manovre di coloro che ci circondano, tanto più che in Georgia non esiste l'assicurazione.
Arriviamo a Batumi nell'ora di punta e fatichiamo non poco a trovare un hotel con garage. Sono esausto e completamente fradicio di sudore. Il clima è tropicale con temperatura di 40° e umidità al 100%.













Dopo il necessario riposo, la passeggiata nella zona vecchia e sul lungo mare ci rivela una città piena di contraddizioni con gente che sopravvive a fatica accanto ad altra che ostenta sfacciatamente la propria ricchezza. Anche gli edifici convivono in modo grottesco tra vecchiume fatiscente, grattacieli avveniristici e improbabili costruzioni che scimmiottano malamente l'architettura classica mitteleuropea.
In questa caotica realtà i poliziotti sono dovunque e quelli dotati di un'auto hanno la pessima abitudine di accendere continuamente la sirena (americana) e di impartire ordini ai passanti mediante l'altoparlante contribuendo così ad aumentare il caos generale.


Mentre Michele ed io continuiamo l'esplorazione di Batumi fermandoci anche a gustare un ottimo shawarma, il kebab georgiano, Paolo non resiste alla tentazione di andare alla sassosa spiaggia e fare il bagno nelle acque del Mar Nero. Ci ritroveremo più tardi tutti insieme all'hotel.



Per la cena ci facciamo consigliare un ristorante che proponga cucina tradizionale ma una volta giunti sul posto dobbiamo purtroppo rinunciare a causa delle molte persone in attesa di un tavolo. Ripieghiamo in un locale sul porto dove mangiamo un piccante ma ottimo spezzatino con patate. Il rientro in albergo avviene precipitosamente perchè nel giro di pochi minuti si scatena un diluvio allagando letteralmente le strade del centro. Nonostante il violento acquazzone la temperatura rimane sopra i 30°. Quello di Batumi non è certo il clima desiderabile, sembra di essere ai tropici nella stagione delle piogge.











5. Lo Svaneti


Nello Svaneti
Lasciamo Batumi seguendo la costa oltrepassando Kobuleti, la cittadina più rinomata del Mar Nero Georgiano. Superata Kobuleti, la strada praticamente deserta, ci porta fino a Zugdidi attraversando frequenti corsi d'acqua e un territorio verde e rigoglioso. Decidiamo di prendere subito l'hotel per lasciare i bagagli ed essere liberi di tornare anche a tarda ora senza l'assillo di trovare un posto per la notte, quindi partiamo subito per lo Svaneti in direzione di Mestia.












  Sono 140 km di una bella strada di montagna che sale regolare in una suggestiva vallata circondata dalle vette innevate del Caucaso Maggiore. Lungo il tortuoso e selvaggio tragitto incontriamo solo qualche raro pulmino 4x4 ed un folto gruppo di ciclisti in vacanza. Il tempo bello ci consente numerose fermate per ammirare il grande e lunghissimo lago artificiale, le numerose cascate e gli scenografici ponti sospesi.












Dopo quasi quattro ore immersi in uno scenario straordinariamente bello e misterioso finalmente arriviamo a Mestia, dove possiamo ammirare in tutta la loro bellezza le caratteristiche torri difensive in pietra erette dal popolo svan un migliaio di anni fa. A Mestia incontriamo anche qualche gruppetto di turisti costituiti essenzialmente da escursionisti che con tenda e sacco a pelo percorrono i bellissimi sentieri che conducono a pittoreschi villaggi di montagna.

A Mestia
Le Torri Svan















La gente è piuttosto schiva e riservata, così come una giovane mucca che ha risposto ad una mia carezza con una cornata. Fortunatamente le mie doti da torero mi hanno permesso di schivarla.
Vorremmo andare ad Usghuli ed allo Zagar Pass ma è già tardi ed avendo piovuto di recente la strada sterrata risulta impraticabile per le nostre moto che montano gomme da strada.
Ci rassegniamo e ci consoliamo con uno spuntino a base di formaggi locali e poi ci rimettiamo sulla strada del ritorno riassaporando lentamente gli straordinari paesaggi già visti all'andata.















Prima di partire per questo viaggio avevo letto articoli che evidenziavano la mancanza di sicurezza per i turisti stranieri che si avventurano in queste zone remote. Ho riscontrato invece che l'unico vero grande pericolo è rappresentato dalle centinaia di mucche e maiali che vagano liberi lungo il percorso. A volte te li trovi all'improvviso dietro ad una curva obbligandoti a frenate e sterzate pazzesche. Anche la strada, seppur quasi interamente asfaltata, può costituire un serio rischio a causa di frane, cedimenti, pozze d'acqua e sassi sulla carreggiata. Ma se non fosse così che avventura sarebbe?
Una volta rientrati nel modesto hotel di Zugdidi fatichiamo un tantino a farci dare le stanze dal tipo alla reception che, tanto per cambiare, non parla una parola d'inglese.
Ceniamo nel migliore ristorante della città assaporando una specialità locale: involtino di maiale ripieno di formaggio e verdure. Un tantino piccante ma squisito.

L'Hotel di Zugdidi