lunedì 8 settembre 2014

11. Verso Yerevan



Dopo aver fatto scorta di acqua e aver scambiato 4 chiacchiere con una coppia di italiani diretti nel Nagorno Karabakh, verso le 9 partiamo. La strada, che per la prima parte del percorso è la medesima del giorno precedente, comincia subito a salire fino a toccare il punto più alto al Vorotan Pass situato a 2.350 metri di altitudine.





Sul Vorotan Pass












Lasciate alle spalle le favolose montagne dell'Armenia, la strada ora corre in pianura sotto un cielo terso ed un sole cocente che ci sottopone ancora una volta alla tortura dei 40°. Dopo un paio di soste tecniche arriviamo al monastero di Noravank, prima visita della giornata. Noravank si raggiunge addentrandosi in un canyon dalle rocce rosse che ricorda efficacemente gli scenari dei vecchi film western. Il monastero è un capolavoro sia dal punto di vista architettonico che per la suggestiva posizione dominante sulla vallata.




Noravank








Avvicinandoci a Yerevan il paesaggio cambia drasticamente, costituito per lo più da pianure coltivate avvolte da una fastidiosa foschia. A causa di questa nebbiolina che si alza dai vigneti, perfino l'imponente sagoma dell'Ararat si scorge con difficoltà. La fermata successiva è Khor Virap, famoso monastero ai piedi della montagna simbolo dell'Armenia. La particolarità di questo sito, oltre alla bella Chiesa Centrale, è la possibilità di scendere in un pozzo profondo 60 metri, cosa però che ci siamo ben guardati dal fare.




Khor Virap
Nel parcheggio alla base del monastero, per la prima volta veniamo importunati da alcuni soggetti che pretendono una ricompensa per aver, a loro dire, sorvegliato le moto. Non avendo voglia di discutere diamo loro qualche spicciolo e ce li leviamo di torno.
Nel frattempo la temperatura è diventata insopportabile tant'è che rinunciamo ad altre visite in zona per andare direttamente a Yerevan alla ricerca di un hotel per rinfrescarci.
L'ingresso in città è degno di una commedia dell'assurdo. Ci vorrà quasi un'ora per attraversare la squallida periferia in stile sovietico intasata da un traffico eccezionale e da continui cantieri sulla carreggiata. Quando ormai stravolti dal caldo e dalla tensione arriviamo dove in teoria ci dovrebbe essere l'hotel, troviamo solo un edificio in ristrutturazione.
Veniamo subito avvicinati da una persona che ci propone una specie di appartamento con 3 letti dei quali uno nel soggiorno. Non c'è l'aria condizionata ma solo dei ventilatori, però c'è il garage e il wifi. Michele ed io stiamo poco bene e non ce la sentiamo di continuare e così accettiamo questa sistemazione per un costo complessivo di 65 euro con la colazione. Usciremo solo più tardi, verso l'ora di cena quando farà meno caldo.