lunedì 8 settembre 2014

4. L'Arrivo In Georgia


Batumi
La costa del Mar nero, perlomeno questa parte orientale, è anonima e  insignificante. Incontriamo cittadine da 20/30.000 abitanti senza nessuna attrattiva e completamente prive di strutture turistiche, anche per i turchi. Le spiagge non esistono, non si vede nemmeno un baretto, un ristorante o degli ombrelloni su tutta la costa. Il turismo è praticamente nullo e non si incontra nessun veicolo con targa straniera eccetto qualche auto tedesca di emigranti in ferie. Anche le moto inspiegabilmente non si vedono. Rimango oltremodo impressionato dalle discariche a cielo aperto che si incontrano nei pressi dei centri abitati, alcune anche in riva al mare. La puzza ti avvisa in anticipo della loro presenza.
Nei pressi della frontiera con la Georgia superiamo una chilometrica fila di TIR in attesa del proprio turno arrivando poi al confine che superiamo nel giro di tre quarti d'ora.

Dall'altra parte è tutto molto diverso, cartelloni pubblicitari ovunque che reclamizzano casinò, nigth club ed altre attrazioni. La costa brulica di turisti, hotel, bar e ristoranti ininterrottamente fino a Batumi. Il traffico è intenso, si incontrano auto di ogni tipo, dai nuovissimi e costosissimi suv a vecchie e sgangherate carrette di 30 o più anni. Il tutto accompagnato da un grande fracasso di clackson. La guida dei georgiani è veloce e spericolata, senza il minimo rispetto del prossimo; malcostume già riscontrato in Iran e in molti paesi dell'Asia Centrale. Non resta altro da fare che alzare ulteriormente il livello d'attenzione cercando di prevedere le assurde manovre di coloro che ci circondano, tanto più che in Georgia non esiste l'assicurazione.
Arriviamo a Batumi nell'ora di punta e fatichiamo non poco a trovare un hotel con garage. Sono esausto e completamente fradicio di sudore. Il clima è tropicale con temperatura di 40° e umidità al 100%.













Dopo il necessario riposo, la passeggiata nella zona vecchia e sul lungo mare ci rivela una città piena di contraddizioni con gente che sopravvive a fatica accanto ad altra che ostenta sfacciatamente la propria ricchezza. Anche gli edifici convivono in modo grottesco tra vecchiume fatiscente, grattacieli avveniristici e improbabili costruzioni che scimmiottano malamente l'architettura classica mitteleuropea.
In questa caotica realtà i poliziotti sono dovunque e quelli dotati di un'auto hanno la pessima abitudine di accendere continuamente la sirena (americana) e di impartire ordini ai passanti mediante l'altoparlante contribuendo così ad aumentare il caos generale.


Mentre Michele ed io continuiamo l'esplorazione di Batumi fermandoci anche a gustare un ottimo shawarma, il kebab georgiano, Paolo non resiste alla tentazione di andare alla sassosa spiaggia e fare il bagno nelle acque del Mar Nero. Ci ritroveremo più tardi tutti insieme all'hotel.



Per la cena ci facciamo consigliare un ristorante che proponga cucina tradizionale ma una volta giunti sul posto dobbiamo purtroppo rinunciare a causa delle molte persone in attesa di un tavolo. Ripieghiamo in un locale sul porto dove mangiamo un piccante ma ottimo spezzatino con patate. Il rientro in albergo avviene precipitosamente perchè nel giro di pochi minuti si scatena un diluvio allagando letteralmente le strade del centro. Nonostante il violento acquazzone la temperatura rimane sopra i 30°. Quello di Batumi non è certo il clima desiderabile, sembra di essere ai tropici nella stagione delle piogge.