Il Ponte sul Bosforo |
Il tempo è buono e la temperatura alle 8 del mattino è già di 26 gradi. Prendiamo l'autostrada per Istanbul dove incappiamo in un intenso traffico costituito prevalentemente da auto stracariche di famiglie che si recano in vacanza. Si vedono anche parecchie auto con targa tedesca probabilmente di emigranti rientrati a casa per le ferie. Evidentemente per la Turchia oggi è un giorno da "bollino nero". La situazione rimane pesante fino a Bolu dove lasciamo l'autostrada per dirigerci verso il Mar nero. Purtroppo anche stavolta a Istanbul non abbiamo potuto fare le foto sul Bosforo a causa della polizia che presidia ambo i lati del ponte impedendo a chiunque di avvicinarsi al sito anche a piedi.
Per la notte ci fermiamo a Tosya che è un paesotto abbastanza deludente molto diverso dall'immagine che si percepisce della Turchia transitando sulle sue stupende nuove strade. Ogni volta che vengo in questo dinamico Paese non posso fare a meno di stupirmi constatando i tangibili miglioramenti nelle infrastrutture, negli edifici e nel parco auto circolante. Il progresso però non è uniforme sul territorio. Allontanandosi anche di poco dalle zone più battute e conosciute si piomba di colpo nell'arretratezza con scene che da noi si vedevano 40/50 anni fa.
A Tosya |
A Tosya, ad esempio, ci sono ancora moltissimi sidecar russi praticamente scomparsi in ogni altra zona del paese. Hanno il motore bicilindrico a due tempi ma non boxer e nel carrozzino, generalmente di legno, trasportano ogni genere di mercanzia.
Il nostro Hotel che dall'esterno si presenta piuttosto male ha invece delle spaziose camere arredate di recente e la singola con prima colazione costa solo 20 euro. La vita in Turchia costa ancora poco, in particolare l'autostrada che a noi non è costata nulla ... eh eh eh. Solo la benzina è molto cara a 1,80 euro/lt. E' domenica, c'è parecchia gente in giro compreso un fastidioso corteo di auto e moto al seguito della macchina degli sposi. Il carosello di mezzi fumanti e strombazzanti continua ininterrottamente per alcune decine di minuti percorrendo più volte le stesse vie della città.
Quando finalmente il frastuono termina ci facciamo consigliare il locale migliore dove mangiare il "pidè", una specie di pizza turca di forma ovale. Il moderno ristorante che sorge accanto a case degradate e fatiscenti non sfigurerebbe nemmeno nel centro di una delle nostre città e i due pidè ordinati, uno con carne e uno al formaggio, sono veramente ottimi.
Più tardi riprende il putiferio di clackson culminante con i fuochi d'artificio. La gente di questa città non è certo ricca ma evidentemente per il matrimonio non bada a spese. Finiamo la serata scambiando qualche messaggio con altri amici in viaggio sorseggiando il chai gentilmente offertoci dal proprietario dell'hotel, come d'abitudine da queste parti.
Il giorno seguente decidiamo di proseguire sulla E80 nonostante ci siano 100 km in più da percorrere ma in compenso la strada è ben tenuta e sopratutto senza traffico. Il paesaggio è un po monotono fino a Ormancik dopodiché si comincia a salire con splendide curve che affrontiamo in scioltezza a 100/120 km/h divertendoci da morire.
Dopo aver pranzato con l'immancabile Magnum Algida e una Coca imbocchiamo una strada laterale che si snoda per 180 km in uno scenario da favola superando passi oltre i 2000 m. Lungo il percorso solo qualche raro villaggio di vecchie case rigorosamente dotate di pannelli solari e parabola. Numerosi sono i gruppi di manzette e vitelli completamente liberi di scorrazzare sulla strada creando spesso situazioni di pericolo. Sopra le nostre teste, per tutto il tragitto, volteggiano maestosi dei bellissimi rapaci bianchi e neri.
I colori della terra e delle montagne sono particolarissimi e mi ricordano quelli del Nord dell'Iran, così come a Paolo ricordano quelli del deserto dipinto negli USA.
Anche in questa parte della Turchia stanno sorgendo numerose nuove strade a 4 corsie, a mio parere assolutamente sovradimensionate per il traffico che devono sopportare. La contropartita al grande impegno economico richiesto e il forte impatto ambientale che queste opere comportano è sicuramente rappresentata dalla creazione di posti di lavoro ed il collegamento ora possibile tra piccoli centri destinati altrimenti a rimanere isolati.
Altra cosa che balza subito agli occhi è che ogni cittadina, grande o piccola, ha una parte nuova con i caratteristici condomini di 10/12 piani di colore pastello pronti ad accogliere coloro che, sempre più numerosi, decidono di lasciare la campagna per vivere in città.
Nelle città come nei villaggi non si vedono barboni, mendicanti o tipi loschi, anche di sera. La Turchia si riconferma pertanto un paese sicuro, almeno all'apparenza. Mentre faccio questi ragionamenti arriva il momento di abbandonare le belle montagne dell'interno per dirigerci sulla costa del Mar Nero fino a Giresun, dove ci fermiamo in un bell'hotel fuori città approfittando poi del ricco buffet predisposto per la cena. Il resto della serata lo passiamo in relax sulla terrazza dell'hotel sorseggiando il chai messo come sempre gratuitamente a disposizione degli ospiti. Domani andremo in Georgia.